Foto della zia Enedina,  donata dalla nipote

Mia zia Enedina, da bambina, fu purtroppo colpita da una forte infezione alla gamba. La mamma la portò dal medico del paese il quale la visitò e la prese in cura. Ma, passavano i giorni, e la zia non migliorava. Anzi, la infezione continuava ad aggravarsi. Il medico, allora, decise per un ricovero all'ospedale presso un reparto specializzato. Il dottore specialista la visitò, anch'egli tentò alcune cure, ma alla fine dovette emettere una sentenza terribile: "È necessario, al più presto, amputare la gamba ammalata per impedire che l'infezione si estenda a tutto il corpo della povera bambina".

Potete immaginare l'angoscia che entrò, in quel momento, nel cuore della mamma!

Nella sua semplicità, ispirata dall'amore materno, disse: "No, dottore, non posso permettere di amputare la gamba alla mia bambina; voglio portarla da qualche altro specialista! ". La mamma non voleva certo mettere in dubbio la competenza di quel dottore, ma non poteva rassegnarsi ad un intervento chirurgico così terribile senza tentare qualche altra possibilità. Quel medico, però, non seppe, in quel momento, comprendere il cuore di quella mamma e reagì in modo piuttosto offensivo: "Che vuol sapere lei! Non è altro che una contadina. E poi la bambina non può essere trasportata in tante parti: c'è una infezione in corso! ".

La mamma, tornata a casa, ne parlò con il marito. Non sapevano come fare e non volevano accettare una sentenza così dolorosa per la loro cara Enedina.

Fu così che cominciò ad affiorare nella loro mente il ricordo del Santuario della beata Vergine Maria in Boccadirio.

" Portiamola dalla Madonnina, vedrai che ci aiuterà. " Disse ad un tratto la mamma. E il papà aggiunse: "Sì, solo Lei ci può aiutare. Partiamo subito. Andiamo. "

Partirono dal loro paese, Calenzano. Era già la sera. Il papà si caricò la sua bambina sulle spalle. La mamma accompagnava il cammino con le sue preghiere più accorate. Qualche volta dava un po' il cambio al marito, affinché prendesse forza. Camminarono tutta la notte, affrontando le salite tra i sentieri del bosco. Quanta fatica, ma anche quanto amore, quanta fede, quanta segreta speranza. La bambina, a volte, rispondeva alle preghiere della mamma e del papà. Possiamo immaginare con quanto amore la santa Vergine Maria accompagnò il cammino così coraggioso di questi genitori così angosciati.

E finalmente, al mattino, arrivarono vicino al Santuario. Il papà affidò la bambina alla mamma. Sì, perché davanti alla santa Vergine che porta sulle sue braccia Gesù Bambino, era bene che fosse la mamma a presentare la sua bambina ammalata. Ma, dopo qualche passo, ormai tra le colonne e gli archi del chiostro, la bambina disse, con voce ferma: "Mamma, mamma, mettimi giù!". "Ma Enedina, perché? Non puoi! ". "Mamma, mettimi giù, che mi sento di camminare!". E la mamma mise a terra la sua bambina, che volle andare da sola davanti alla Madonna.

Quale fu lo stupore dei genitori quando videro la loro Enedina entrare nel Santuario e presentarsi all'altare della Madonnina. Non sentiva più dolore, non sentiva più nulla alla sua gambina ammalata. Era guarita, era guarita!

Ora camminava tra le navate del Santuario. I genitori si strinsero insieme alla loro bambina e ringraziarono nella gioia la santa Vergine Maria.

Ogni anno i genitori tornarono in pellegrinaggio al caro Santuario finché fu loro possibile.

Enedina visse a lungo, giungendo alla bella età di oltre novanta anni.

Quante volte venne a pregare e ringraziare la Madonna di Boccadirio, portando con sé altre persone con le quali stava volentieri in allegra compagnia parlando della fede e di Maria Santissima.

Ma c'era sempre, in quei pellegrinaggi, un momento in cui lei si raccoglieva, quasi appartata, per una preghiera alla sua Madre Santissima. "Ed in quei momenti - dice la nipote - non sentiva più i nostri richiami, le nostre voci; era lei, con Maria, che dalla voce più bella ascoltava silenziose parole che dicono di Cielo".