Le suore di Monticelli

La miracolata in mezzo ai genitori esultanti mentre lascia il Santuario perfettamente guarita.In una comunità di suore  che nell'ora della ricreazione si trasforma in un allegro passerai, una consorella ammalata  è  come una battuta d'arresto nella orchestra.  Peggio d'un telegramma portato dal postino. Si avvilisce il sorriso ed esse si acquistano e trepidanti per la consorella inferma che il monastero rende consanguinea, di famiglia.

E Suor Angela Maria, di settembre anno scorso, smise di cantare. Ammalata.  Era venuta a Firenze nel monastero di Monticelli un anno prima. Aveva compiuto appena il ventunesimo anno. Grattacasolo, in Val Camonica sopra Brescia, dove viveva con i genitori e faceva la cartina, non la vide più.  Se n'era andata a Seregno ad aiutare la sorella,  che era Superiora delle Ancelle della carità, per cucire i vestitini delle prime Comunioni. Doveva trattenersi due mesi e vi si trattenne per due anni. Poi venne a Firenze per farsi monaca.

Ed ora parla fiorentino spiccato e non sembra nemmeno scesa dai monti della Val Camonica. I suoi due genitori non la  capiscono in quel nell'italiano divenuto scilinguagnolo canoro sulle labbra della loro figliola, snella come una camoscina dell'Orcagna.

Ma a Firenze ci venne perché il confessore di Seregno era un Padre Olivetano. Orbene, siccome all'Ordine Olivetano sono state aggregate le Suore della carità di Gesù Buon Pastore, cioè (come le chiamano a Firenze per far più presto) le suore di Monticelli, in quanto il loro monastero è in quella località, che ti fa Padre Damiano? (Ognuna ha capito che Padre Damiano era l'olivetano confessore delle suore di Seregno). Tira l'acqua al suo mulino e consiglia la signorina Maria Tignonsini ad entrare nel monastero delle suore fiorentine.

 

Il Priore di Bruscoli

E chiamiamolo Priore anche noi, alla moda toscana, ma è un semplice parroco di montagna, perché Bruscoli sta conficcato sull'Appennino tosco-emiliano, più vicino a Firenze che a Bologna come un frutto candito nel bel mezzo di una torta di cioccolata. Si respira aria buona lassù, ecco perché Suor Angela Tignonsini fu consigliata ad andarci, trattandosi di aderire mesenterica specifica, sostenevano scrollando le spalle i medici.

Suor Angela vi giunse proprio la sera del 6 maggio scorso mentre il Priore Don Elio Ballini stava dando le ultime disposizioni per il pellegrinaggio degli ammalati al Santuario della Madonna di Boccadirio.

Ecco un nome nuovo che i maestri delle elementari non ci hanno insegnato quando studiavano i primi rudimenti di geografia. Comunque,  grosso modo,  sta sempre nel bel mezzo dell'Appennino tosco-emiliano vicino a Castiglion dei Pepoli. Nel secolo XV, la Madonna comparve a due bimbi e qui fu costruito il tempio fra lecci e pini, all'incrocio di due torrentelli, in fondo alla gola scoscesa delle montagne.

Suor Angela, dunque, capitava come il cacio si maccheroni. Ammalata era lei, ammalati erano gli altri. La mattina del 7 maggio montò sopra un'automobile, percorse abbastanza sofferente 52 chilometri per giungere a Boccadirio e partecipò alla funzione davanti all'Immagine realizzata dal Della Robbia. Accanto aveva una mamma di famiglia, ammalata insieme al figlio ventiquattrenne ancor più maculato da una artrite deformante. Piangendo, questa povera mamma disse alla suorina: "Via, gliela chieda la grazia alla Madonna per il mio figliolo!". E Suor Angela Maria pregò, ma non per sé. Per sé chiese solamente di poter sopportare la malattia secondo le parole che Don Ballini suggeriva dall'altare.

Insomma, chiamate come volete il fenomeno   sta di fatto che all'uscita di chiesa Suor Angela Maria stava bene. Appena salita in macchina diceva tra sé col suo fiorentino spiccato e il viso rubicondo di una primavera fiorita: "Mi sembra di  essere tanto leggera. Non ho più la febbre, che' non mi sento schiacciare le spalle come prima.  Ora lo dico  a qualcuno. Lo grido. Scendo di macchina e incomincio a correre …".

Giunta a Bruscoli corse incontro alla Superiora: "Mi misuri la febbre.  Non l'ho più ". E la Superiora non credeva: "Aspetta stasera. Ora va a letto ". E invece Suor Angela incominciò a correre in discesa dalla Chiesa all'appalto. "Davvero sono guarita, mi misuri la febbre! ". E la Superiora, per chetarla, la accondiscese. La colonnina del mercurio segnava 36 e mezzo mentre prima non era mai scesa da sopra ai 38 gradi. "Se è vero che sono guarita, Madre, andiamo a piedi a Boccadirio a ringraziare la Madonnina! ".

E intanto nella comunità ricominciava lo squisito allegro delle cinciallegre. Suor Angela era davvero guarita inspiegabilmente. Corsero a darne notizia al Priore. "Un mi confondete - rispose Don Elio - storie di donne !". Intanto i medici visitano, fanno diagnosi, non capiscono la rapida normalizzazione.  E questo è affar loro, che a noi non riguarda.  Noi crediamo che la vita sia dominio di Dio e che Dio, volendo, possa far dichiarare sciopero anche ai bacilli. Che questo abbia fatto in Suor Angela è un altro par di maniche, che altri dovranno stabilire.

A noi che seguiamo la cronaca non resta che raccontare la marcia di Suor Angela Maria lungo i boschi degli Appennini da Bruscoli a Boccadirio per ringraziare, secondo la promessa fatta, la Madonna. Ha percorso a piedi come un soldatino dell'esercito vittorioso il lungo tratto di discese e di salite, fra lecci e pruneti insieme ai suoi genitori venuti dalla Val Camonica nell'Appennino toscano per essere accanto alla figlia nel ringraziamento per la salute riacquista.

Suor Angela Maria, che ora è  novizia, potrà presto far professione dei voti perpetui e dedicare i suoi 23 anni a Dio. Prima non lo poteva fare, perché ammalata.  Cantava stamane come una rondine bianconera. Il viso rubicondi, gli occhi azzurri, l'esile figura sfuggente  rivelavano cieli nuovi di contentezza religiosa.

Lorenzo Bedeschi